Maltrattamenti, condizioni di vita inaccettabili e violenze sugli animali negli allevamenti di mucche da latte per il Grana Padano. È quanto hanno documentato, in seguito a due successive investigazioni sul posto, i volontari dell’Associazione Essere Animali.
Dopo un primo intervento, effettuato due mesi fa, al quale il Consorzio di tutela del Grana Padano aveva reagito con delle obiezioni, la nuova investigazione documenta le drammatiche condizioni di un allevamento situato in provincia di Brescia, in cui il caseificio per la produzione del formaggio è posizionato a fianco alle stalle, al cui interno vi sono circa 1.000 animali, tra mucche e vitelli.
Il video realizzato sotto copertura da Essere Animali mostra la presenza di molti vitelli morti, deceduti in allevamento. Sono evidenti inoltre le carenze igienico-sanitarie, che denotano una generale trascuratezza nella gestione dell’allevamento, il parto dei vitelli e la separazione dalla madre, la stabulazione dei vitelli in recinti individuali.
Con la diffusione di questa seconda investigazione, Essere Animali risponde al Consorzio di Tutela del Grana Padano, che aveva liquidato le problematiche documentate come singoli casi isolati.
“Con la prima investigazione (video) in un allevamento in provincia di Bergamo abbiamo documentato violenze e insulti verso gli animali – spiega Simone Montuschi, presidente di Essere Animali – mentre questo nuovo video di un allevamento in provincia di Brescia, mostra condizioni di incuria inverosimili, con gli animali costretti a vivere in recinti allagati o ricoperti di escrementi, al punto che faticano a muoversi. Anche i parti dei vitelli avvengono in un ambiente malsano, condizioni che presumibilmente contribuiscono all’alta mortalità degli animali che si verifica in allevamento. Con le nostre investigazioni abbiamo purtroppo dimostrato che le irregolarità negli allevamenti intensivi non sono casi isolati”,
Le immagini mostrano inoltre il trattamento riservato ai vitelli negli allevamenti per la produzione di latte, in particolare la separazione del vitello dalla madre, che avviene subito dopo la nascita, e il successivo loro confinamento nei recinti individuali, box che hanno dimensioni esigue. Si tratta di pratiche consentite dalla legge, effettuate nella quasi totalità degli allevamenti da latte, anche quello destinato alle eccellenze italiane come il Grana Padano, ma che secondo diversi studi sottopongono gli animali a deprivazione sociale, stress e sofferenza. Con la diffusione di questa indagine, Essere Animali rilancia la campagna No Animal Left Behind, coordinata da Eurogroup For Animals, un’organizzazione che raccoglie 79 ONG per la protezione degli animali in 24 Stati membri dell’UE, Regno Unito, Svizzera, Serbia, Norvegia, Australia e Stati Uniti. Le organizzazioni chiedono alla Commissione Europea una revisione della legislazione a tutela degli animali negli allevamenti, giudicata ora “gravemente insufficiente” nel garantire loro una vita priva di sofferenze evitabili.
Per le condizioni dei vitelli, Essere Animali ed Eurogroup for Animals “sollecitano una revisione delle leggi UE sul benessere degli animali per consentire il contatto tra il vitello e la madre per almeno le prime otto settimane di età. Durante questo periodo gli animali devono essere tenuti in modo da prevedere il contatto di almeno mezza giornata, con allattamento consentito. Vanno fornite inoltre condizioni abitative che soddisfino le esigenze comportamentali dei vitelli, i quali dovrebbero essere allevati in gruppi e avere accesso ad aree all’aperto”.
“Quest’ultima indagine mostra per l’ennesima volta come la maggior parte degli allevamenti per la produzione di latte non rispetti le regole basilari del benessere animale, anzi, vitelli e mucche vengono trattati come semplici merci – sottolinea Reinke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals – La revisione della legislazione sugli animali da allevamento è un’opportunità per la Commissione Europea di cambiare una volta per tutte questa situazione, senza lasciare indietro nemmeno un animale”,
In seguito alle segnalazioni, i carabinieri del NAS e i veterinari dell’ATS di Brescia sono intervenuti nell’allevamento e hanno accertato diverse violazioni alle norme sul benessere animale, con multe che sfiorano i 10 mila euro, e ha impartito numerose prescrizioni all’allevatore, che dovrà eseguire un piano di interventi necessari a sanare le numerose carenze emerse dall’attività ispettiva.
Gli atti redatti in seguito al controllo verranno quindi trasmessi alla Procura della Repubblica di Brescia per il reato di detenzione di animali incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze (art. 727 comma 2 codice penale). Questo soprattutto a causa dello stato in cui vivevano gli animali, sofferenti e abbandonanti a loro stessi senza cure.