Non si vedono, non si sentono, ma possono costituire una grave minaccia per la nostra salute. Sono le onde elettromagnetiche emesse da antenne telefoniche,cellulari e wi-fi. Numerosi studi scientifici hanno accertato la loro pericolosità per insetti, animali e umani. Per una categorie di persone rappresentano un grave impedimento ad una vita normale: coloro che soffrono di elettrosensibilità.
La sensibilità alle onde elettromagnetiche, nota anche come elettrosensibilità o EHS (Electromagnetic Hypersensitivity), è una patologia che colpisce dall’1 al 3 per cento della popolazione (dati Oms) con sintomi fisici correlati all’esposizione ai campi elettromagnetici (CEM), inclusi quelli emessi da dispositivi elettronici come telefoni cellulari, router wi-fi, computer e linee elettriche. Chi ne soffre ha difficoltà enormi a vivere dove queste sono molto presenti, soprattutto nelle grandi città o vicino alle antenne telefoniche, ai tralicci dell’alta tensione, o ai centri militari. Soprattutto dopo l’innalzamento del limiti di emissione, concessi dal governo attuale, a soglie che superano i 15 V/m, dai precedenti, già alti, di 6 V/m.
Quali sono i sintomi dell’elettrosensibilità
I sintomi sono tanti, decisamente debilitanti, e variano ampiamente tra le persone che sono affette da questa condizione. I più comunemente riportati includono:
- mal di testa frequenti e persistenti
- stanchezza, con sensazione di affaticamento e mancanza di energia
- vertigini, con sensazione di capogiro e perdita di equilibrio
- problemi di concentrazione, quindi difficoltà a mantenere l’attenzione e a concentrarsi su compiti mentali
- disturbi del sonno, con problemi a dormire, insonnia e sonno non riposante
- irritazioni cutanee come arrossamenti, prurito, e sensazioni di bruciore sulla pelle
- ansia e irritabilità: sentimenti di nervosismo e irritabilità
- dolori muscolari e articolari
- dolori diffusi senza una causa evidente
- problemi oculari con dolore agli occhi, visione offuscata e secchezza oculare
- palpitazioni con un battito cardiaco accelerato o irregolare
L’elettrosensibilità non è riconosciuta come diagnosi medica ufficiale
Allo stato attuale l’elettrosensibilità non è ampiamente riconosciuta come una diagnosi medica ufficiale dalla maggior parte dei paesi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non la riconosce e sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio la condizione e il suo impatto. Tuttavia, l’OMS riconosce che i sintomi riportati dalle persone elettrosensibili sono reali e possono essere debilitanti. In sintesi: mentre pochi paesi hanno adottato misure per riconoscere o supportare le persone affette da elettrosensibilità, non esiste un riconoscimento medico ufficiale ampiamente accettato per questa condizione. Sono ancora numerosi, infatti, coloro che negano l’esistenza di questo problema. Nonostante ampi studi scientifici riguardo al pericolo per la salute dei campi elettromagnetici, i detrattori parlano ancora di effetto nocebo, cioè un’ nsieme di reazioni negative o disturbi indesiderati che un soggetto manifesterebbe per autosuggestione, in seguito all’esposizione ad un qualsiasi agente da questi percepito erroneamente come dannoso.
Pericolosità supportata da numerosi studi sin dagli anni ’50
“La pericolosità dei CEM purtroppo è reale – replicano medici ed esperti che fanno capo all’Aie, l’Associazione italiana elettrosensibili -e supportata a partire dagli anni ’50 da numerosissimi studi, una minima parte dei quali è possibile leggere sul nostro sito. Da questi è emerso che i danni cagionati alla salute, oltre alla elettrosensibilità, includono malattie neurodegenerative, disturbi del comportamento, fenomeni di mutagenesi e cancro. Di quegli studi scientifici -proseguono – numerosi sono quelli condotti in ambito pediatrico e neonatologico, nel mondo animale, ed in quello vegetale, quindi in situazioni di mancata percezione del pericolo. Essi hanno dimostrato in modo inequivocabile come l’effetto nocebo sia una vera e propria invenzione per marginalizzare colpevolmente una reale emergenza sanitaria come la alettrosensibilità. ”Gli esperti Aie proseguono sottolineando che “se l’elettrosmog provoca danno e malattie in animali e piante, vedi ad esempio gli alberi siti in prossimità delle Stazioni Radio Base, non è possibile escludere che faccia lo stesso negli esseri umani. Purtroppo noi sappiamo bene che, fra i tanti possibili danni, c’è proprio l’elettrosensibilità, i cui segni e sintomi configurano un quadro di malessere cronico, e spesso anche di grave e drammatico stato di disabilità dovuto ad un reale danno biologico”.
La situazione del riconoscimento in Europa e in Italia
Alcuni paesi hanno riconosciuto l’elettrosensibilità in diversi modi o hanno adottato misure per affrontare le preoccupazioni legate all’esposizione ai campi elettromagnetici. La Svezia è uno dei pochi paesi che riconosce formalmente questa condizione come una disabilità funzionale. Le persone affette possono ottenere supporto e adeguamenti sul posto di lavoro e nella vita quotidiana. La Francia non la riconosce come una diagnosi medica ufficiale, ma nel 2015 un tribunale ha concesso una pensione di invalidità a una donna che affermava di essere elettrosensibile. Inoltre, alcune aree hanno implementato zone a bassa esposizione ai campi elettromagnetici. Anche il Regno Unito non riconosce formalmente la sensibilità ai campi elettromagnetici come una condizione medica, ma alcune persone affette hanno ottenuto supporto attraverso la legislazione sulla disabilità. In Germania, non è riconosciuta ufficialmente, ma esistono linee guida e raccomandazioni per la riduzione dell’esposizione ai campi elettromagnetici. In Italia, l’elettrosensibilità non è riconosciuta in maniera ufficiale come una condizione medica, tuttavia alcune regioni italiane hanno adottato misure per riconoscere e supportare le persone affette da questa patologia,
Le regioni italiane che adottano misure per aiutare le persone elettrosensibili
La Provincia Autonoma di Trento è stata una delle prime a riconoscere l’elettrosensibilità. Ha adottato provvedimenti per limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici e ha promosso la sensibilizzazione sul tema. La Toscana ha riconosciuto l’elettrosensibilità come una condizione che può causare disagio significativo. Ha emanato linee guida per la tutela delle persone affette, promuovendo misure preventive per ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici. Il Veneto ha adottato misure per aumentare la consapevolezza sul problema e per supportare le persone affette. Sono state introdotte alcune politiche per minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici nelle aree pubbliche.
La Basilicata, nel 2013, ha inserito l’ elettrosensibilità tra le patologie rare con diritto all’esenzione per l’accertamento della diagnosi e l’erogazione delle prestazioni, mentre la Calabria è la prima regione che ha riconosciuto la rilevanza sociale della elettrosensibilità con una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale. La norma prevede la creazione di ambulatori dedicati, l’istituzione di registro regionale e un Centro di coordinamento regionale con il fine di creare una rete di ambulatori dislocati a livello ospedaliero e territoriale, che prevedono anche un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale.
Da ministero della Salute e Inail nessun documento su assenza di effetti e rischi del 5G
A distanza di sei anni dal lancio del 5G in Italia e dopo il recente innalzamento dei limiti di inquinamento elettromagnetico da 6 V/m a 15 V/m nessuno, né ministero della Salute, né Inail, riesce ad escludere effetti e rischi sulla popolazione esposta. Ognuno di loro, dopo esplicita richiesta di produrre la documentazione in merito all’esclusione di pericoli per la salute, ha affermato di non possederne. Durante la fase di sperimentazione associazioni, scienziati e centinaia di sindaci italiani chiesero una moratoria all’istallazione delle antenne, invocando il “principio di precauzione” in attesa di studi scientifici che escludessero eventuali pericoli per la salute, ma nessuno si è fermato e niente è stato fatto.
Nella risposta di Francesco Bochicchio, direttore del Centro Nazionale per la Protezione delle radiazioni e Fisica Computazionale, pubblicata in versione integrale da Oasi sana, si legge in particolare: “Ad oggi non sono ancora accertati e riconosciuti a livello internazionale effetti sulla salute connessi ai livelli di esposizione fino a 15 V/m, ammessi, secondo la vigente disciplina nazionale (risultante dalle modifiche introdotte con la Legge n.214 del 30/12/2023), nei luoghi adibiti a permanenze prolungate, nonché nelle aree intensamente frequentate. D’altra parte, questo Istituto non è in possesso della documentazione richiesta, cioè documentazione “che attesti studi e rischi/benefici calcolati sulla base dell’esposizione giornaliera prolungata ai campi elettromagnetici di elevata intensità e potenza assimilabili a quelli risultanti dai nuovi più alti limiti concessi dalla Legge n.214 del 30/12/2023, che possa dimostrare l’assoluta certezza che tale esposizione non possa avere ripercussioni sulla sua salute psico-fisica delle persone che ne sono sottoposte”. Quindi sono stati provvedimenti di innalzamento dei limiti delle emissioni elettromagnetiche senza il benchè minimo riscontro, da parte degi enti preposti a garantire la salute dei cittadini, sulla loro possibile pericolosità.
Per salvarsi dal bombardamento elettromagnetico servirebbero villaggi come quello del Nicaragua
Nonostante cominci a farsi strada una maggiore conoscenza di questa patologia dovuta all’elettrosmog, grazie all’intensa attività di comunicazione delle associazioni di medici e media che studiano gli effetti dell’ambiente sulla salute, la vita degli elettrosensibili è sempre più difficile. Molto spesso la loro patologia è correlata ad a un’altra malattia causata dall’inquinamento, la Sensibilità Chimica Multipla (MCS), e il continuo e potenziamento delle emissioni di frequenze, che ormai hanno superato ogni limite pracauzionale indicato, aggrava la situazione. Nel documentario “Sensibile”, realizzato dal regista Alessandro Quadretti, gl intervistati raccontano come la loro vita sia pesantemente condizionata dai campi elettromagnetici e di come ognuno di loro tenti, spesso inutilmente, di proteggersi, fuggendo in luoghi dove le queste emissioni siano ridotte al minimo.
In Nicaragua, per esempio, è in fase di realizzazione una comunità, l’Intentional Sanctuary Lifestyle Alternative (ISLA), interamente progettata per offrire un ambiente sicuro per le persone che desiderano vivere in un contesto a bassa esposizione ai campi elettromagnetici e in armonia con la natura. L’iniziativa si concentra su una serie di principi e pratiche volti a migliorare la qualità della vita dei suoi residenti. Questi sono i principali:
- Riduzione dei campi elettromagnetici. Questo può includere l’uso limitato di dispositivi elettronici, l’assenza di connessioni Wi-Fi, e l’adozione di tecnologie cablate piuttosto che wireless.
- Promozione di pratiche ecologiche e sostenibili. Questo può includere l’agricoltura biologica, l’uso di energie rinnovabili (come solare e eolico), la raccolta dell’acqua piovana, e la costruzione di edifici con materiali naturali e sostenibili.
- Un approccio olistico alla salute, che comprende alimentazione sana, attività fisica regolare, e la promozione del benessere mentale e spirituale. La comunità può offrire accesso a pratiche di medicina alternativa, come l’omeopatia, l’agopuntura, e altre terapie naturali.
Si tratta di uno dei primi esempi di creazione di un nuovo stile di vita che permette agli elettrosensibili di riprendere una vita normale e in salute all’interno di una comunità. Certo non tutti possono decidere un cambiamento così radicale della propria esistenza. Esistono quindi alternative e suggerimenti per migliorare la propria condizione di esposizione, senza necessariamente rivoluzionare la propria esistenza.
Possibili soluzioni da adottare per proteggersi dalle onde di antenne e cellulari
Per prevenire i potenziali danni provocati dall’inquinamento elettromagnetico bisogna evitare quanto più possibile di esporsi alle onde a radiofrequenza. Alcuni comportamenti utili arrivano dalla Fondazione Veronesi e sono validi per tutti, elettrosensibili e non:
- limitare il tempo di utilizzo con il cellulare vicino alla testa
- utilizzare gli auricolari oppure la modalità viva-voce quando si telefona: mantenendosi a una distanza di 30-40cm si riduce drasticamente l’assorbimento delle onde emesse dall’apparecchio
- evitare di spostarsi troppo durante la telefonata in modo da rimanere collegati allo stesso ripetitore, infatti l’emissione di onde a radiofrequenza è massima quando l’apparecchio cerca la linea agganciandosi a un nuovo ripetitore dopo essersi sganciato dal precedente, cosa che avviene frequentemente quando si telefona in auto o in treno
- non tenere il telefono in tasca, ma riporlo in borsa
- spegnere il wi-fi in casa di notte e quando non lo si utilizza
Se questo non è sufficiente e si registrano nelle proprie case valori molto alti attraverso l’analisi strumentale, questi possono essere abbassati e fatti rientrare nei valori prudenziali, che sono stimati essere al di sotto di 0,6 Volt/metro (V/m). Per ottenere questo si possono utilizzare schermature elettromagnetiche speciali che si applicano sui muri, specialmente se si tratta di muri costruiti con foratini o poroton. Le mura spesse, compatte e antiche sono invece una buona protezione dall’elettrosmog. Si può schermare una parete con una tenda schermante che copra mura e finestre, oppure applicando il tessuto schermante al muro con colla da parati, con rasante o con pannelli in cartongesso abbinati al tessuto schermante.
Conclusione
Come successe con il fumo di sigaretta e con l’amianto, i gravi rischi e la possibile cancerogenità delle onde elettromagnetiche stentano ad essere ufficialmente riconosciute, e ogni studio effettuato dai ricercatori indipendenti viene negato e nascosto, a causa dei forti interessi economici che gravitano nel settore.
Sta a noi imparare a capire e informarci su quanto e come l’elettrosmog puo’ essere un vero pericolo per la nostra salute e quella dei nostri figli, che vanno cautelati e protetti. Gli elettrosensibili sono solo la punta dell’iceberg, le “sentinelle”, coloro che per primi, grazie alla loro sensibilità particolare, segnalano con forza al mondo i sintomi di un malessere sempre più diffuso, che purtroppo, solo a malattia conclamata, molte persone realizzeranno di aver provato. Preserviamoci e difendiamoci da tutto questo.