I prodotti lattiero-caseari senza lattosio potrebbero essere contaminati dall’applicazione di tecniche di filtrazione dell’ossido di grafene, finalizzate all’eliminazione di questo zucchero.
Lo rivelano i risultati di uno studio scientifico che dimostra come l’ossido di grafene, materiale prodotto dall’ossidazione della grafite, puo’ essere utilizzato come vettore, consentendo di inibire l’enzima responsabile della generazione del lattosio nei processi di fermentazione dei prodotti lattiero-caseari.
L’intolleranza al lattosio è un problema causato dall’incapacità dell’intestino tenue di produrre la “lattasi”, l’enzima responsabile della trasformazione e della conversione del “lattosio” in glucosio e galattosio.
Questo può portare a diarrea, gas, gonfiore, digestione pesante dopo aver ingerito o mangiato latticini. Proprio per ovviare a questi disturbi sono stati prodotti I latticini senza lattosio, che facilitano la digestione e l’utilizzo di questi alimenti anche alle persone intolleranti. Ma è proprio la metodologia usata che può rappresentare un ulteriore rischio per la salute.
Gli autori dello studio affermano che il processo di separazione del lattosio con questo metodo è efficace e veloce, ma per ottenere questo risultato, il prodotto alimentare deve entrare a diretto contatto con la soluzione in scaglie di grafene, aspetto che solleva molte domande e problemi irrisolti.
Non sono infatti ancora stati analizzati i possibili residui di ossido di grafene nei prodotti alimentari e non viene nemmeno indicata la tossicità e gli effetti negativi che questa provoca nel corpo umano.
Attraverso esami di laboratorio sarebbe essenziale identificare quali prodotti lattiero-caseari senza lattosio siano stati sottoposti a questi processi, per rilevare la contaminazione degli alimenti.
I ricercatori inoltre confermano la capacità dell’ossido di grafene in nanoparticelle, di inibire o di immobilizzare tutti i tipi di enzimi presenti nell’intestino tenue.
L’incidenza degli enzimi in altri organi non è stata ancora analizzata, ma la letteratura scientifica conferma che il coinvolgimento potrebbe essere più esteso, poiché l’ossido di grafene influisce sul metabolismo delle cellule, provocando stress ossidativo e interruzione dell’omeostasi mitocondriale.
Inoltre, l’ossido di grafene potrebbe interferire con il normale funzionamento della tripsina, data la sua capacità di inibire gli enzimi, il che spiegherebbe indigestione, nausea, reflusso, dolore addominale e persino diarrea.