Insonnia, ansia, preoccupazione, paure. Non è un momento facile per nessuno, quello che stiamo attraversando. Ma un aiuto concreto per combattere lo stress esiste e si chiama mindfulness MBSR. Si tratta di una tecnica di meditazione che si pratica restando immobili, dai tre ai 40 minuti, e anche più, in una postura a gambe incrociate seduti su un cuscino, oppure seduti su una sedia con le mani appoggiate sulle gambe. Non occorre fare nulla, se non concentrarsi sul respiro, ascoltare e lasciare i pensiere viaggiare, senza trattenerne alcuno. Sembrerebbe una pratica anche troppo semplice, se non fosse che siamo abituati a muoverci in continuazione, in preda ai pensieri di una mente che difficilmente trova pace nel restare svegli, fermi, senza fare assolutamente nulla.
Le prime volte che la si pratica si cominciano a sentire dei piccoli dolori nel corpo, a innervosirsi, ad annoiarsi, a non accettare l’idea di dover stare immobili per più di due o tre minuti. La verità è che siamo prigionieri di una mente inquieta che deve per forza trovare qualcosa da fare e distrarci, portarci fuori da noi stessi. Ma se si impara con il tempo a controllare questi impulsi, e a capire che sono dettati dalla nostra mente, di fatto per niente utili e reali, tutto, piano piano, si trasforma. Riusciamo a ritrovare uno stato di quiete e a trasformare ogni emozione negativa in uno stato di serena osservazione e ascolto.
Riccardo de Paolis insegna oggi anche online il protocollo MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction, appreso in un master in Neuroscienze presso la Facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma. Ci spiega: “È una pratica che deriva da tradizioni molto antiche, spirituali, nell’ambito del buddismo Theravada, con elementi anche di yoga, mindfulness significa consapevolezza. Ora se ne parla moltissimo, ed è un bene perché può in effetti aiutare molto nel quotidiano. Io lavoro spesso anche nelle aziende, proponendo un protocollo di riduzione dello stress che è stato creato da John Kabat Zinn negli anni ’70″.
Rccardo ci spiega che il protocollo MBSR è stato creato in ambito ospedaliero, per pazienti oncologici, quindi persone con un livello molto alto di stress che spesso devono affrontare anche dei dolori cronici. “I risultati di questi protocolli furono molto incoraggianti e gli americani, che sono molto pragmatici – racconta – lo hanno utilizzato anche in altri ambiti, come quello aziendale, perché migliora le performance, riduce i giorni di malattia, la gente è meno stressata e produce di più”.
In Occidente il grande tema sulla mindfulness è come la si usa, in quale contesto la si usa e quali sono le basi sulle quali la si utilizza.
“È chiaro – spiega Riccardo – che questo tipo di meditazione viene utilizzata anche in contesti meno etici, quale può essere quello militare e chiaramente in quel caso c’è una distonia, perché comunque quello che viene fatto lì è creare militari molto più consapevoli nel portare avanti un’eventuale operazione militare”. Ma il suo approccio in generale è aperto alle contraddizioni della società in cui viviamo. Ritiene che sia comunque importante, da qualsiasi contesto da cui si parta, avvicinarsi a questa pratica e conoscerla.
“Al termine di un percorso di MBSR si apre uno spazio di trasformazione – spiega- che può guidare la persona ad avvicinarsi ad uno stile di vita e una percezione della realtà un po’ differente. Siamo immersi in un sistema complesso e ricco di contraddizioni. Tutto sta nel come utilizzare lo strumento che abbiamo a disposizione. Ciò che faccio quando insegno è cercare di rimanere il più etico e allineato possibile. Vorrei dare qualche piccola visione in più a chi lavora in azienda, qualche possibilità in più di esplorare la compassione, di aprirsi con gentilezza anche verso i propri colleghi, cercare di trasformare la propria giornata, ma questo vale sia per la mindfulness che per lo yoga”.
“Se ci pensi – prosegue Riccardo – anche lo yoga viene oggi proposto come una pratica di rilassamento oppure di fitness. Qualcuno potrebbe osservare che insegno anche nelle palestre. Certo, ho l’esigenza di sopravvivere e sono anche felice di farlo perché da lì, pur non essendo un ambiente ‘spirituale’ per così dire, possono nascere degli interessi più ampi e le persone possono volontariamente decidere di approfondire il tema dello yoga. Non sono un ‘puritano’ da questo punto di vista, ma preferisco invece cercare di trovare un equilibrio nelle cose. Chi vuole si può fermare al rilassamento, altri cominceranno a dirsi: “Forse c’è altro da esplorare”.
L’ideale è associare la pratica della mindfulness allo yoga, anche in una forma morbida, come può essere lo yin yoga, che ha come obiettivo quello di rilassare in maniera profonda e significativa sia la mente, sia il corpo di chi lo pratica, stimolando l’energia vitale e calmando le emozioni
L’esercizio costante di questo tipo di pratiche produce calma, equilibrio, maggiore concentrazione, attenzione e consapevolezza su ogni gesto che facciamo durante la giornata, nella nostra quotidianità. Piano piano si impara ad applicare questa attenzione consapevole mentre ci si veste al mattino, si fa la doccia, si cammina, si guida, si mangia. Ogni istante della nostra giornata diventa occasione di osservazione di quello che stiamo facendo.
In Oriente la pratica della meditazione è consolidata, spesso si comincia da bambini. Per noi occidentali, salvo singoli casi, è una perfetta sconosciuta. Eppure può diventare la nostra alleata più importante e utile, sino a cambiare completamente il nostro modo di affrontare la vita.
Impariamo in primo luogo a osservare e gestire le nostre emozioni, accettarle senza giudizio e trasformarle in modo che non siano più distruttive per noi. Ritroviamo equilibrio, lucidità e benessere, anche nelle giornate più potenzialmente ‘stressanti’. La mindfulness, aumentando la consapevolezza corporea, permette inoltre di imparare a gestire meglio difficoltà e problemi fisici, dolori al corpo, anche cronici. Tanto che risulta essere tra le terapie più indicate anche per malattie come la fibromialgia e la MCS, Sindrome Chimica Multipla.
“Sia la mindfulness che lo yoga, facilitano una ristrutturazione delle relazioni sociali e una migliore gestione delle emozioni – prosegue Riccardo De Paolis – Di fatto questa può essere definita una forma di ‘pacificazione’: portiamo pace nelle relazioni sociali, nel corpo che abbiamo. Pensiamo a quante persone non accettano il proprio corpo: pratiche come yoga e mindfulness ci aiutano anche ad aprirci con gentilezza verso quello che siamo, senza doverci modificare. Questo portare pace, una piccola goccia di serenità – conclude Riccardo – aiuta anche a ridurre lo stress quotidiano e ha una serie di effetti benefici a cascata“.